Se avete visto dall’inizio la quarta tappa del Giro d'Italia martedì, avevate sicuramente già notato Ben Healy. In quell’occasione, la prima tappa di media montagna, una fuga era quasi destinata ad arrivare al traguardo. A volte, però, un corridore può essere troppo ansioso. Ci provano, ci provano, ci provano, e quando finalmente la fuga va in porto sono troppo spompati per arrivare al traguardo. È più o meno quello che è successo a Healy nella quarta tappa, in cui ha ammesso di essersi "emozionato troppo" quel giorno, mentre attaccava ripetutamente per formare un gruppo, con la prospettiva non solo di una vittoria di tappa, ma anche di un periodo in maglia rosa.
Healy ha fatto tesoro della lezione di quel giorno. Nell’ottava tappa di ieri, l’'irlandese è stato probabilmente il più attivo del gruppo nel fare e eseguire le mosse sulla salita iniziale del percorso di 207 km. Dopo un lungo tira e molla per formare la fuga, alla fine un gruppo di 12 uomini è uscito insieme dalle grinfie del gruppo, creando lo scenario perfetto per Healy in una giornata che fin dall'inizio aveva definito adatta a lui.
Con tre salite negli ultimi 50 chilometri circa, una delle quali, quella ripida dei Cappuccini, da scalare due volte, Healy ha avuto l'opportunità di sfoderare la sua abilità di scalatore, già dimostrate in modo eccezionale durante le classiche delle Ardenne. In effetti, ne ha avuto bisogno, non volendo rischiare di arrivare al traguardo con un altro membro della fuga (il secondo posto al Brabantse Pijl è ancora fresco nella sua memoria).
Il buon senso suggerirebbe di non attaccare sulla prima salita delle tre, a meno che non si tratti di Tadej Pogačar, essendo questa troppo lontana e troppo rischiosa per attaccare. Tuttavia, Healy, apparentemente noncurante di questo pensiero convenzionale e facendo i conti con il suo istinto e la sua forma fisica, ha attaccato senza che nessuno, nemmeno gli scalatori esperti che lo affiancavano nella fuga, riuscisse a seguirlo.
La mossa è stata già di per sè impressionante, ma quello che ha colpito di più è stato quello che ne è seguito. Facendo leva sulla sua abilità a cronometro, il distacco di Healy dai suoi ex compagni non ha fatto che aumentare. Non c'è stato alcun tentativo di riprenderlo, né ultime smorfie disperate per tenerli a bada: una volta partito, la tappa è stata sua.
È stata una vittoria audace e istintiva di un corridore, che a soli 22 anni, è ancora in fase di sperimentazione tra i professionisti del WorldTour.
La prossima sfida sarà vedere come si comporterà nelle estenuanti prove della seconda e terza settimana di un Grande Giro, in cui il livello di fatica mentale e fisica è incomparabile rispetto a qualsiasi altra corsa in agenda quest’anno.
Comunque vada a finire, questo Giro è da oggi un successo per Healy. Un successo che corona una primavera sensazionale e rivelatrice.