Il Giro d’Italia si è finalmente acceso. Per la prima volta dall’inizio della corsa ieri abbiamo visto i big lottare uno contro l’altro. Era ora. La salita del Monte Bondone, l’ultima in programma di una giornata decisamente impegnativa, ha portato tutti i migliori a restare soli, senza compagni di squadra. Il solo Primož Roglič nel finale di tappa aveva un compagno a disposizione, il sempre solido Sepp Kuss. Tutto lasciava prevedere un attacco imminente, anche perché la Jumbo-Visma per buona parte della giornata aveva tenuto alta l’andatura e lavorato con impegno. La fuga davanti, con degli uomini d’appoggio per Geraint Thomas e João Almeida, era già stata riassorobita.
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A quel punto, ai meno 15 dall’arrivo, Rohan Dennis aveva concluso il suo lavoro e si era spostato dalla testa del gruppo dopo aver tenuto un'andatura altissima che aveva messo in grave crisi la maglia rosa Bruno Armirail e cotto a puntino tutti gli altri. L’andatura era rimasta ancora altissima per altri dieci chilometri fino al momento in cui, in una specie di corsa a eliminazione erano rimasti per uno di quei finali che tanto ci piacciono soltanto i tre favoriti, insieme a un sorprendente Eddie Dunbar del Team Jako - Alula e al suo compagno di squadra, il campione italiano Filippo Zana. Deve essere lì che Almeida e Thomas hanno fiutato qualcosa.
Nel momento in cui tutto era pronto per un attacco secco dello sloveno, questo attacco tardava ad arrivare. E così Almeida rompendo gli indugi, ha provato ad allungare. Nessuna reazione da parte Primož Roglič che faticava persino a tenere la ruota di Kuss, a quel punto. E lì è partito anche Geraint Thomas, andando a ricongiungersi con João Almeida.
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Da quel momento in poi i due sono andati avanti di comune accordo fino all’arrivo, accumulando 25” secondi di vantaggio a cui vanno aggiunti 10” e 6” di abbuoni. Testa della classifica per Thomas e sensazione che la certezza che la lotta per la classifica generale si è finalmente aperta. La piccola crisi di Roglič, oggi, nessuno se l’aspettava. Anzi, tutti si aspettavano un suo attacco.
Mai come in questa stagione Almeida - che ha già vestito la maglia rosa per 15 giorni nel 2020 e corso solo tre grandi giri in vita sua, concludendoli al quarto, quinto e sesto posto - è parso convincente e pronto per fare il salto di qualità tanto atteso. Nello sprint per il primo posto ha avuto facilmente la meglio su un Geraint Thomas sostanzialmente incapace di opporre la minima resistenza al suo cambio di ritmo.
In quella impietosa ripresa frontale sul traguardo del Monte Bondone non c’erano solo due corridori che lottavano uno contro l’altro ma c’era anche la lotta tra due generazioni di atleti, il presente e il quasi passato di questo sport. Geraint Thomas ha vinto un Tour da France ma era il lontano 2018, sembra un secolo fa.
“Nel giorno di riposo, quando Mark Cavendish ha annunciato che a fine anno smetterà di correre, mi sono sentito improvvisamente vecchio”, ha spiegato nella conferenza stampa post-gara Geraint Thomas. "Io sono più vecchio di lui di due anni. Sono davvero vecchio, ma in fondo sono qui a giocarmela e non va poi così male”.
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Questo Giro d’Italia è un po’ come una matrioska, quell'insieme di bambole cave in legno dentro alle quali è contenuta un’altra bambola identica immediatamente più piccola. Sicuramente vi sarà capitato di vederne o maneggiarne almeno una volta, la matrioska è un oggetto curioso che piace molto ad adulti e bambini. È uno dei più iconici elementi della cultura popolare della Russia, il classico souvenir di viaggio, ma è anche un modo di dire, la metafora di realtà differenti contenute l’una dentro l'altra in un gioco delle proporzioni quasi infinito.
Questo Giro d’Italia sembra una matrioska perché ogni giorno si corrono tante gare diverse, una che contiene l’altra: ogni giorno c’è la corsa per entrare in fuga, quella per le maglie fatta di traguardi volanti e GPM, quella per la tappa e per finire quella per la classifica generale, che è finalmente cominciata ieri. Dopo due settimane di calma piatta e di bamboline tutte uguali una dentro l’altra, siamo finalmente arrivati alla bambolina più piccola e più preziosa, l'ultima.
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Esclusa la tappa di pianura di oggi fino a Caorle, nelle tre tappe consecutive di montagna sarà difficile rivedere in scena le bambole più grandi, tutti i corridori in questo finale di Goro saranno totalmente al lavoro per i capitani. La matrioska più piccola non è in legno cavo, è in legno massiccio. Dentro di lei non si può nascondere niente. Da oggi in avanti, nessuno si può più nascondere.