Ben Healy: la sua debolezza è la sua forza - "Non mi lascia mai nell'incertezza"

Il ciclista del team EF Education-EasyPost ha individuato con chiarezza il suo punto di forza e lo sta trasformando nella chiave per inseguire il successo.

Autore: Chris Marshall-Bell Immagini: Alessandra Bucci

Ogni ciclista – forse con l’unica eccezione della versione 2024 di Tadej Pogačar – ha un punto debole, una falla nella propria armatura, un aspetto che ne limita il potenziale. Molti lavorano duramente per migliorarlo, e i team più importanti investono somme enormi per aiutare le loro stelle a superare questi ostacoli. Ben Healy, tuttavia, ha scelto un approccio diverso. Sa bene che, se la velocità allo sprint fosse una statistica di una carta nel gioco “Top Trumps” del ciclismo, il suo punteggio su 100 sarebbe probabilmente a una cifra.

“Non è che perdo per pochi margini: se arrivo a uno sprint con qualcuno, ho già perso”, ammette con sincerità Ben Healy, ciclista del team EF Education-EasyPost, in un’intervista a Rouleur. “Non voglio pensarci continuamente, ma quando guardi la realtà dei fatti, è così”. Invece di rimpiangere la mancanza di fibre muscolari veloci o stravolgere il suo allenamento per contrastare la sua debolezza negli sprint brevi, Healy ha trasformato questa carenza nel punto di partenza per diventare uno degli attaccanti più avventurosi ed emozionanti del gruppo.

“Quello che mi manca è lo sprint finale, e in così tante gare di ciclismo oggi è davvero difficile staccare gli altri corridori. Quella spinta finale è qualcosa che mi costerà molto nella mia carriera», continua. «La domanda è: dovrei lavorarci su? Ma al momento sono così distante dall’essere competitivo negli sprint che, realisticamente, anche con un allenamento specifico, potrei davvero lottare per vincerli? È una scelta da ponderare e un rischio enorme dedicarmi agli sprint. Per ora non mi interessa troppo. Farò sempre qualche piccolo esercizio per migliorare, ma non sarà mai il mio obiettivo principale”.

Questa prospettiva permette a Healy di concentrarsi su ciò in cui eccelle veramente: attacchi a lunga distanza. “Non mi rende mai indeciso: non mi chiedo mai cosa devo fare per vincere, quindi in molte gare è un vantaggio”. In altre parole, ha le idee chiare: conosce i suoi limiti e i suoi punti di forza, e si concentra sul migliorare questi ultimi.

Con otto vittorie da professionista in soli tre anni nel WorldTour, tra cui una spettacolare fuga solitaria di 50 km al Giro d’Italia 2023, Healy, a soli 24 anni, è un ottimista nato. «Onestamente, non lo so ed è qualcosa di cui parlo molto con il mio allenatore [Jacob Tipper]», risponde quando gli chiedono se conosce il suo potenziale massimo. “La mia progressione da quando sono passato professionista è stata incredibile, davvero, e non sembra che stia rallentando”.

“Non c’è molto allenamento specifico per questo [i suoi celebri attacchi a lunga distanza]: è semplicemente ciò che mi riesce bene, uno sforzo lungo e costante poco sotto la soglia per un periodo prolungato. I miei numeri non peggiorano durante una gara lunga, rimangono costanti. Ci penso spesso [a trattenermi un po’], ma mi piace correre così e non voglio davvero cambiare”.

Essendo anche un abile cronoman – è stato campione irlandese della disciplina nel 2022 – è naturale chiedersi se un giorno Ben Healy cambierà il suo approccio alle gare. Invece di comportarsi come un impaziente “molla pronta a scattare”, pronto a rischiare con attacchi da lontano, modererà il suo entusiasmo per concentrarsi su uno stile più conservativo e puntare alla classifica generale. “Dopo il Tour de France di quest’anno e il livello che ho raggiunto, penso di aver dimostrato che posso sicuramente concentrarmi sulla classifica generale e puntarci, se voglio», risponde, facendo riferimento al suo 13° posto in classifica generale dopo la sedicesima tappa, anche se alla fine è scivolato al 27° posto a causa di un malanno durante il secondo giorno di riposo. «Penso che al momento sia un po’ presto – mi piace ancora correre le Classiche delle Ardenne e andare a caccia di tappe – ma in futuro forse lo farò. Per ora sono contento di quello che ho fatto negli ultimi anni”.

Il Tour è stato solo la sua seconda corsa di tre settimane e, in pieno stile Healy, è stato protagonista in cinque diverse fughe. Il momento in cui è andato più vicino alla vittoria è stato nella nona tappa, quella con tratti di sterrato, dove ha chiuso quinto su sei nello sprint finale, mettendo in evidenza ancora una volta i suoi limiti negli sprint. Non è ancora sicuro se tornerà a correre un altro Tour nel 2025, ma è probabile, visto il crescente ruolo che ricopre all’interno del suo team.

“Se guardi i corridori che hanno vinto dalle fughe, sono ragazzi che sono saliti sul podio dei Grand Tour”, riflette, pensando al Tour del 2024. “Sono vittorie davvero difficili da ottenere». Nella sua ricerca del successo, non si preoccuperà delle sue debolezze, ma continuerà a concentrarsi sul migliorare i suoi punti di forza. «Non esco ogni giorno a fare sprint, perché non è il mio forte. Ma lavorare sui miei punti di forza e cercare di migliorarli, quello sì che è il mio forte”.

Autore: Chris Marshall-Bell Immagini: Alessandra Bucci

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