Una sveglia posticipata, un attacco “stupido” e un sogno che si realizza: Tadej Pogačar è campione del mondo

Autore: Rachel Jary_ Immagini: Swpix.com

Come si reagisce a una genialità irrefrenabile? Come ci si comporta quando l'inevitabile si realizza? Ogni volta che Tadej Pogačar attacca, i suoi avversari si trovano di fronte a questo dilemma. Un secondo per pensare, due per agire. Non di più. O è già andato, lontano, e il seme di un vantaggio incolmabile inizia a germogliare a velocità vertiginosa. Così, quando Pogačar ha attaccato a 100 chilometri dal traguardo della prova in linea dei Campionati del Mondo – cento chilometri – i suoi concorrenti, scioccati, sapevano che dovevano trovare una risposta, nonostante la distanza assurda ancora da coprire. Ma la soluzione all’enigma del secolo – come si risponde a un attacco di Pogačar – rimane ancora senza risposta, e forse è irrisolvibile.

I principali avversari dello sloveno, coloro che avevano più probabilità di impedirgli di completare la Triple Crown, erano i vincitori delle ultime due edizioni: Mathieu van der Poel e Remco Evenepoel. Inizialmente, il duo è rimasto impassibile, non mostrando segni di nervosismo, ma dopo 25 km, con Pogačar già in testa alla corsa insieme a un Pavel Sivakov in difficoltà, Evenepoel ha iniziato a mostrare segni di agitazione, gesticolando verso Matteo Jorgenson. Remco arrabbiato: attivato. Nei successivi 90 minuti di gara, il belga avrebbe continuato a scuotere la testa, a gesticolare frustrato e a lamentarsi della mancanza di coesione. Van der Poel ha attaccato più volte, ma non è mai riuscito a staccare gli altri dal suo gruppo, fino agli ultimi metri, quando ha vinto la volata per la medaglia di bronzo. Sono stati 100 chilometri di tentativi mal riusciti di risolvere l'enigma, senza ottenere nulla.

Pogačar sapeva che tutti avrebbero guardato a lui, Van der Poel e Evenepoel quando fossero partiti i loro attacchi previsti, così ha giocato la carta della sorpresa, lanciando una mossa così lontana dal traguardo da disorientare completamente i suoi avversari. Ciò gli ha permesso di costruire facilmente un margine di 45 secondi che ha mantenuto fino alla fine. La sua prestazione fisica è stata una vera e propria esibizione – un'altra da aggiungere alle altre 20 di quest'anno – ma ciò che ha colpito di più è stato quanto sia stata una lezione tattica. Con un’unica mossa audace e imprevista, ha ridotto le future opportunità di Van der Poel, Evenepoel e di chiunque altro sognasse di indossare quelle fasce iridate. E ha scelto quel momento perché sapeva che nessuno, assolutamente nessuno, avrebbe collaborato volentieri con Van der Poel ed Evenepoel, consapevoli che una temporanea alleanza con uno dei due avrebbe significato piantarsi un coltello metaforico nella schiena di lì a poco. Spesso si dimentica di sottolinearlo, ma Pogačar è tatticamente astuto quanto la sua capacità fisica è biologicamente incomprensibile.
Remco EvenepoelIl fresco ventiseienne Pogačar ha vissuto un anno storico e straordinario, qualcosa che non si vedeva dai tempi di Stephen Roche nel 1987 e Eddy Merckx nel 1974.

Una delle conseguenze della sua stagione incredibile e della sua serie di successi è stata la capacità di annullare la creatività e l’immaginazione dei suoi avversari, lasciandoli senza idee ogni volta che li sfida. Certo, quando la strada si inerpica, sono in pochi – se non nessuno – a poter tenere il suo ritmo, ma le corse ciclistiche sono ancora battaglie di logoramento, soprattutto le gare di un giorno, lunghe sei o sette ore, e c’è quindi tanto spazio per fare la differenza e per far sì che, a volte, il migliore in gara non vinca. Le tattiche possono prevalere sulle gambe più forti – si pensi a Ben O'Connor: la sua vittoria nella sesta tappa della Vuelta a España ne è un esempio lampante, così come il colpo di genio dell'australiano che, cogliendo di sorpresa i suoi rivali, ha attaccato nell'ultimo chilometro, conquistando l'argento a Zurigo.


Eppure, qualunque sia il tracciato – fatta eccezione per la Milano-Sanremo, che resta caparbiamente fuori dalla sua portata – Pogačar riesce sempre a trovare il modo di superare tatticamente e manovrare i suoi avversari, che sembrano incapaci di elaborare una risposta adeguata. Invece di reagire, finiscono per guardarsi tra loro, lamentandosi e incolpandosi a vicenda per non essere riusciti a chiudere il distacco dallo sloveno in fuga. Pogačar, il nuovo e meritato campione del mondo, ha intrappolato i suoi rivali nella sua orbita, gettando via le chiavi, e loro non riescono a comprendere come uscirne.

Autore: Rachel Jary_ Immagini: Swpix.com

Banner Image

ABBONAMENTO

ABBONATI A ROULEUR ITALIA

Una rivista da collezione.

Banner Image