Del Covid-19, in un certo senso, ci eravamo quasi dimenticati. Quelli appena passati sono stati tre anni difficilissimi in cui il mondo è cambiato. È cambiato il nostro modo di lavorare, di stare insieme, di prenotare un ristorante, di fare le file, sono cambiate le nostre aspettative e i punti di vista su molte cose. Abbiamo imparato a non dare niente per scontato. Alcuni tra noi non ce l’hanno fatta, quasi tutti hanno avuto almeno un parente o un amico portato via dalla pandemia. È stata dura.
Eppure la notizia che la maglia rosa ha dovuto abbandonare il Giro d’Italia per via del Covid-19, ci ha colti di sorpresa. Ci ha spiazzato. Ma non era finita, la pandemia? Il 5 maggio scorso l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente dichiarato la fine dell'emergenza sanitaria, eppure altri corridori in questi giorni e in queste ore hanno dovuto abbandonare il Giro. Alcuni hanno provato a resistere e a restare in corsa, provando a sfruttare il giorno di riposo, ma la sostanza non cambia: un atleta contagiato non è in grado di sostenere lo sforzo enorme di un grande giro, soprattutto se ha ambizioni di classifica. I corridori sono esseri umani proprio come noi, non macchine.
Oggi hanno lasciato la corsa in tredici: in nove non si sono presentati al via e altri quattro non hanno terminato la corsa, tra questi anche Alexander Vlasov della BORA-Hansgrohe, reduce da un ottimo 8° posto nella cronometro di Cesena. Stamattina aveva fatto un tentativo ed era partito regolarmente, ma appena la strada ha cominciato a salire leggermente, tenere il passo del gruppo è diventato impossibile. Dopo 50 chilometri di calvario lui e la sua squadra hanno deciso di dire basta. Ora in corsa sono rimasti in 150, erano partiti in 176.
Dopo il ritiro di Remco Evenepoel, che evidentemente non riesce a essere simpatico a tutti, in molti si sono avventurati in ipotesi rocambolesche sui “veri” motivi del suo abbandono. Sono ipotesi ridicole. La realtà è che i grandi giri sono questo, prove sportive estreme di altissimo livello nelle quali i potenziali vincitori si contano sulle dita di una mano sola. È una specie di corsa a eliminazione. È così da sempre ed è così anche quest’anno.
In questi giorni intanto, in attesa delle Alpi e delle grandi salite che muoveranno la classifica e ci regaleranno grande spettacolo, vale la pena di godersi le tappe e gli atleti che animano la corsa. Oggi Alessandro de Marchi ci ha provato di nuovo con altri 190 km di fuga. Era stato solo 5 giorni fa che il suo tentativo di fuga con Simon Clarke era andato in malora, erano stati ripresi a meno di 300 metri dal traguardo ed aveva vinto Mads Pedersen in volata.
Oggi la fuga è andata a buon fine ma il nostro Alessandro De Marchi è rimasto tagliato fuori dalla volata per la vittoria proprio negli ultimi metri. È stato emozionante vedere tre uomini esausti lottare caparbiamente e sfinirsi di fatica nell’ultimo chilometro, sferrando attacchi e contrattacchi. A spuntarla è stato il danese Magnus Cort che ora può vantarsi di almeno una vittoria in tutti i tre grandi giri: Tour de France, Vuelta a España e Giro d’Italia. Secondo classificato, il canadese Derek Gee.
Immagine: Zac Williams/SWpix.com
Alessandro De Marchi se ci sarà un’altra possibilità di fuga nei prossimi giorni ci proverà di nuovo, potete scommetterci. Nel 2021 aveva indossato la Maglia Rosa e lo aveva fatto ancora una volta mancando la vittoria di un soffio, in quel caso a Sestola alle spalle di Joe Dombrowsky, primo sul traguardo. Quel giorno, dopo avere vestito la maglia e stappato lo spumante, nelle interviste post-gara aveva detto questa cosa qui: "C'è una regola e la regola - la cara, vecchia, buona regola - è non mollare mai. Alla fine oggi sono qui, con la Maglia Rosa. Forse questo è un piccolo premio per avere insistito, per i mille tentativi che ho fatto in undici anni di carriera e per non essermi mai arreso”.
Insistere e non arrendersi mai, il ciclismo è questo. Ma è anche ritirarsi se ragionevolmente si comprende di non essere in salute e di non poter correre al proprio livello, magari mettendo a rischio la propria salute e anche quella degli altri.
Immagine di copertina: RCS Sport