La bici più italiana del Giro d'Italia è stata senza dubbio la De Rosa 70 della formazione Professional VF Group Bardiani - CSF Faizanè. Equipaggiata interamente con componentistica Super Record Wireless e ruote Bora Ultra WTO, questa elegante creatura è esattamente cosa mancava agli appassionati di Campagnolo quest’anno, visto che da quando si hanno ricordi si tratta della prima stagione World Tour in cui sono presenti soltanto gruppi Shimano e SRAM.
La VF Group Bardiani-CSF Faizanè, squadra Professional, ha lottato contro i team di alto livello, piazzando due corridori tra i primi 20 nella classifica generale, e vincendo la classifica Intergiro con il siciliano Filippo Fiorelli, che ha anche indossato la maglia ciclamino per due giorni. Ma la rivelazione e il volto italiano della corsa, secondo il proprio team, è stato il ventenne Giulio Pellizzari. Il ragazzo era il corridore più giovane in gara ed ha sfiorato la vittoria sulle pendici del Monte Pana sotto la pioggia gelata che ha caratterizzato la sedicesima tappa. Purtroppo però Tadej Pogačar aveva altri piani: ha raggiunto e sorpassato Pellizzari, dandogli poi la sua maglia rosa e gli occhiali da sole come consolazione.
La De Rosa 70 è una bici aero all-rounder (tuttofare) disegnata da Pininfarina - un altro storico nome italiano - la cui firma compare sui foderi orizzontali del carro posteriore. Il telaio ha un peso dichiarato di 730g e De Rosa spiega che il suo coefficiente CX, grazie a dei test approfonditi realizzati con i software più recenti, è il migliore di sempre. La colorazione bianca conferisce a delle linee già pulite un look ancora più elegante, con la forcella posteriore e il retro del tubo sella in trama di carbonio 12K.
Manuele Tarozzi, a cui appartiene questa bici, monta un gruppo Super Record 54/39 e ruote Campagnolo Bora Ultra WTO da 45mm, con pneumatici tubeless Vittoria Corsa Control (anche se solitamente per le gare utilizzano i Corsa Pro). L'equipaggiamento è ancora più italiano con i pedali Assioma Duo con misuratore di potenza. Campagnolo adesso ha il suo misuratore di potenza spider-based HPPM - il loro primo in assoluto, che stiamo testando (seguiteci). Tarozzi siede su una sella SMP F20 bianca per un ulteriore tocco di stile, e i portaborracce sono di Elite, anch’essi italiani.
Anteriormente troviamo il manubrio integrato Vision Metron 5D - il nastro bianco sarebbe stato bello, ma non si può avere tutto - e, non presente in questa foto ma utilizzato dal team durante le gare, l'unico elemento che non è italiano: il computerino Bryton Rider S800. Se ci fosse un dispositivo italiano sul mercato, potete star certi che sarebbe stato su questa bici.
In conclusione, possiamo aspettarci un ritorno di Campagnolo nel WorldTour? Abbiamo posto la domanda e vi riferiremo non appena avremo una risposta.