A Monaco, il caldo era appiccicoso e afoso. Gli alti edifici, con vista sui mega yacht e sulle auto sportive, si ergevano sulla parete rocciosa. Non c'erano gli Champs-Élysées né la Torre Eiffel in lontananza, e l'unico segno che indicava la tappa finale del Tour de France 2024 erano gli striscioni gialli che annunciavano la 21ª tappa. I pullman delle squadre erano parcheggiati ordinatamente, e i corridori si riscaldavano sui rulli come sempre, ma era evidente che questa la finale di quest’anno era diversa dalla consueta parata di fine Tour a Parigi.
Mark Cavendish è stato il secondo corridore a presentarsi sulla linea di partenza con una tuta e un casco aerodinamici per quella che probabilmente è stata l'ultima gara della sua carriera. Non c'è stata la gloria di una ultima volata da conquistare.
Forse era solo l'insolita location, ma si avvertiva uno strano senso di cambiamento nell'aria. L'addio di Cavendish rappresenta la fine di un'epoca e la sensazione è che Manxman stia passando il testimone ad una nuova, giovane generazione di velocisti emergenti. Con Cavendish che appende le ruote al chiodo, si chiude il sipario su uno dei più grandi spettacoli sportivi di tutti i tempi.
Foto: Billy Ceusters/ASO
Per una leggenda del ciclismo che si ritira, c'è sempre però qualcuno altro pronto a raccoglierne l'eredità. Nel campo delle volate, quel corridore è Biniam Girmay, vincitore della maglia verde e di tre tappe in questo Tour. Girmay ha fatto la storia come il primo corridore di colore africano a vincere la maglia verde alla Grande Boucle. Le sue prestazioni rappresentano il segno di un cambiamento in atto. Sebbene i progressi verso una maggiore diversità nel ciclismo professionistico siano stati lenti, stanno finalmente avvenendo e Girmay è il simbolo di questa rivoluzione.
E per concludere, non possiamo non menzionare la battaglia per la maglia gialla. Tadej Pogačar è tornato più forte che mai, capace di far impazzire i suoi rivali grazie al suo straordinario talento. Nonostante le tattiche e la forza del team, Visma-Lease a Bike non è mai riuscita a imporsi su Pogačar. Un lampo giallo in un mare di maglie blu.
Pogačar vince questo Tour de France consolidando il suo posto nella storia come uno dei migliori ciclisti del mondo. Un Tour che sembra aver gettato le basi per i Grandi Giri che verranno. Le squadre possono pianificare e prepararsi quanto vogliono, ma dovranno sempre affrontare "la questione Pogačar".
Assistere a questi sottili ma significativi cambiamenti nel mondo del ciclismo professionistico è stato illuminante. Il Tour de France è mostruoso, come ho imparato durante la mia prima copertura della corsa durante le ultime tre settimane. Consuma i corridori, ma ha anche il potere di cambiare le loro vite. La difficoltà della corsa è la cosa più intrigante: i corridori sanno quanto il Tour possa essere crudele, basti pensare ai carri scopa e le tante cadute in agguato, eppure adorano inseguire il successo qui piuttosto che altrove.
Foto: Zac Williams/SWPix
Centinaia di veicoli e migliaia di persone si spostano da una tappa all'altra della Francia, ma la bellezza del Tour risiede nelle storie che fanno parte di questa carovana. Dai camionisti che sistemano le transenne fin dalle prime ore del mattino, ai giornalisti che scrivono i loro articoli, dai fotografi che catturano i momenti cruciali della gara ai poliziotti che gestiscono il traffico, fino ai corridori che fanno la storia del ciclismo moderno e portano il cambiamento.
Da Monaco a Nizza, 141 corridori hanno completato la prova a cronometro di domenica, chiudendo un capitolo di un Tour de France storico. Al calar del sole in Costa Azzurra, il ciclismo ha raggiunto un punto di svolta: è la fine di un'era per gli sprint e l'inizio di una nuova alba per i corridori della classifica generale. Il cambiamento è all'orizzonte.