Ora che Tadej Pogačar si gode un meritato riposo, possiamo iniziare a chiederci: abbiamo forse appena assistito alla più grande stagione mai realizzata da un ciclista professionista nella storia di questo sport? A prima vista potrebbe sembrare un'affermazione iperbolica, forse dettata da una percezione recente che tende a sminuire le molte grandi imprese del passato, ormai meno ricordate. Ma più si approfondisce la storia del ciclismo, più le imprese di Pogačar nel 2024 emergono come straordinarie.
In termini di pura quantità di vittorie, non si vedeva qualcosa di simile da molti anni. Il trionfo di sabato scorso al Giro di Lombardia è stato il suo 25° della stagione, il numero più alto raggiunto da un ciclista dai tempi del velocista straordinario Alessandro Petacchi, che ne ottenne lo stesso numero nel 2005. Per trovare qualcuno che abbia superato quel totale, bisogna tornare indietro di ben quattro decenni, a Sean Kelly con 26 vittorie nel 1984.
Ma è la qualità delle vittorie di Pogačar a rendere questa stagione particolarmente speciale. Ha limitato le sue gare a competizioni di massimo livello, evitando di accumulare vittorie in corse minori e meno impegnative. Più della metà delle sue vittorie sono arrivate sia al Tour de France che al Giro d’Italia, mentre tutte le altre, tranne una, sono state ottenute in gare del WorldTour, tra cui alcune delle più prestigiose Classiche del calendario.
Con il passare dell'anno, Pogačar ha raggiunto traguardi sempre più rari. Il suo obiettivo principale era ovviamente la doppietta Giro/Tour, un'impresa riuscita solo dodici volte in passato. Dopo aver spuntato anche questa casella, ha puntato ai Campionati del Mondo, la cui vittoria lo ha collocato in una compagnia davvero ristretta, insieme a Eddy Merckx (1974) e Stephen Roche (1987), come coloro che hanno vinto la leggendaria Tripla Corona del ciclismo.
Ora, con la vittoria di sabato scorso al Giro di Lombardia (il suo secondo Monumento della stagione dopo la Liegi-Bastogne-Liegi in primavera), ha aperto una nuova strada mai percorsa da nessuno. Se Fausto Coppi (1949) ed Eddy Merckx (1972 e 1973) hanno vinto due Grandi Giri e due Monumenti nella stessa stagione, nessuno di loro è riuscito a coronare il tutto con un titolo mondiale. In questo senso, Pogačar è il primo al mondo, unico e senza eguali.
Come si confronta quindi il suo 2024 con le altre grandi stagioni del passato? La prolificità del già citato Sean Kelly nel 1984 ha incluso alcune vittorie importanti, in particolare la Parigi-Roubaix e la Liegi-Bastogne-Liegi, oltre alla vittoria generale alla Parigi-Nizza, al Giro dei Paesi Baschi e alla Volta a Catalunya, ma la mancanza di podi o vittorie generali in uno dei Grandi Giri lo rende una stagione meno completa. Lo stesso vale per le stagioni altrettanto prolifiche di specialisti delle Classiche di generazioni precedenti, come Roger De Vlaeminck (1975) e Rik Van Looy (1965).
L’impressionante e tuttora imbattuto record di 44 vittorie che Freddy Maertens ottenne nel 1977 resta insuperato in termini quantitativi, ma, sebbene abbia incluso una vittoria generale in un Grande Giro alla Vuelta a España, quella lista di vittorie non comprendeva nessuna delle corse di un giorno di massimo livello, né una partecipazione al Tour de France. Al contrario, se l'anno leggendario di Fausto Coppi nel 1949 eguaglia Pogačar in termini di prestigio (una doppietta Giro/Tour, oltre ai titoli della Milano-Sanremo e del Giro di Lombardia), manca in quantità rispetto alle 13 vittorie, poco più della metà di quelle ottenute dallo sloveno quest'anno.
C'è ovviamente un uomo che può rivaleggiare con la stagione di Pogačar: l'uomo che Pogačar sta cercando di superare come il più grande di tutti i tempi, Eddy Merckx. Ma anche nel suo caso, negli anni tra il 1970 e il 1973, in cui superò le 30 vittorie in ogni occasione, non c'è una singola stagione che spicchi chiaramente sopra quella del 2024 di Pogačar; forse solo il 1972, quando oltre a uguagliare le sue vittorie al Giro d'Italia, Tour de France, Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia (e un titolo alla Milano-Sanremo al posto dei Mondiali), il belga fece qualcosa in più, stabilendo anche il Record dell’Ora.
Ci sono state donne che hanno avuto una stagione paragonabile a quella di Pogačar? Appena nel 2022 Annemiek van Vleuten ha ottenuto la sua Tripla Corona, e ha fatto persino meglio vincendo anche la Vuelta (sebbene ancora nella sua forma ridotta di cinque giorni) e la Liegi-Bastogne-Liegi, oltre al Giro, al Tour e ai Mondiali. E tra le tante grandi stagioni vissute dall'altra G.O.A.T. del ciclismo, Marianne Vos, il 2012 può certamente competere con quella di Pogačar, con un titolo generale al Giro Donne, i Campionati del Mondo e una medaglia d'oro olimpica, oltre a tre delle sette Classiche della Coppa del Mondo di quell'anno.
Tuttavia, per quanto si parli di statistiche e vittorie, questi numeri e titoli da soli non raccontano l'intera storia di ciò che ha reso la stagione di Pogačar così straordinaria. Non era solo il fatto che stesse vincendo tutte queste gare, ma era il modo in cui le vinceva. Rispetto al ciclista con cui ha eguagliato il numero di vittorie, Alessandro Petacchi, che si affidava al suo impareggiabile sprint per vincere le volate di gruppo, le vittorie di Pogačar arrivavano quasi sempre da attacchi devastanti; infatti, in tutte tranne due occasioni, ha tagliato il traguardo da solo.
E poi c'erano i margini enormi con cui vinceva: 2 minuti e 44 secondi alla Strade Bianche, 1 minuto e 39 alla Liegi-Bastogne-Liegi, e il più grande di tutti, 3 minuti e 16 secondi al Giro di Lombardia. Nessuno riusciva a stargli vicino neanche nei Grandi Giri, con 6 minuti e 17 secondi di vantaggio nella classifica generale del Tour de France e 9 minuti e 56 secondi al Giro d’Italia. Se si somma il tempo totale dei margini delle sue vittorie, si arriva a un incredibile totale di 41 minuti. In media, ha vinto ogni gara con un margine di 57 secondi e 55 centesimi, sfiorando solo di poco un minuto. Anche se tutte queste vittorie contano solo una volta ciascuna, non erano solo vittorie: erano veri e propri annientamenti.
Ci sono molti altri fattori da considerare; il fatto che abbia realizzato praticamente tutto ciò che si era prefissato, con il terzo posto alla Milano-Sanremo come unica eccezione; la qualità degli avversari che ha dovuto affrontare, tra cui nomi come Remco Evenepoel, Jonas Vingegaard e Mathieu van der Poel; e lo stile con cui ha vinto le gare, spesso con audaci attacchi a lungo raggio, come i 48 km in solitaria per vincere il Giro di Lombardia, gli 81 km alla Strade Bianche, e soprattutto il suo attacco folle e non programmato a più di 100 km dall'arrivo a Zurigo durante i Mondiali.
Considerando tutto, forse la stagione 2024 di Tadej Pogačar è stata davvero la migliore nella storia del ciclismo. E lui il miglior ciclista (uomo) di tutti i tempi? È ancora troppo presto per dirlo, dato che la grandezza di Eddy Merckx non si limitava a una sola stagione come questa, ma si estendeva su diverse stagioni consecutive. Tuttavia, essendo Pogačar appena ventiseienne, il tempo è dalla sua parte, e quest'anno dimostra che potrebbe ancora sfidare, e forse persino superare, il grande belga per quel titolo.