Estratto dell'articolo pubblicato sul numero 019 di Rouleur Italia - La bici cambierà il mondo
Roglič ha conquistato la maggior parte delle principali corse a tappe del circuito World Tour, tra cui la Parigi-Nizza, la Tirreno-Adriatico, la Volta a Catalunya, il Giro dei Paesi Baschi, il Tour de Romandie, il Giro del Delfinato e, naturalmente, la Vuelta a España (tre volte) e il Giro d'Italia. Nonostante questi successi, non è ancora riuscito a vincere il Tour de France. Roglič ha capito che doveva cercare altrove, al di fuori della Visma-Lease-a-Bike, se voleva realizzare il suo sogno di trionfare nella grande corsa francese.
La scelta di lasciare la squadra olandese, dove Primož Roglič ha ottenuto tutti i suoi più grandi successi durante le otto stagioni passate, non è stata semplice. Tuttavia, la decisione di unirsi alla Bora è stata immediata e reciproca, tanto da definirla un colpo di fulmine sia da parte di Roglič che della dirigenza della squadra tedesca. La Bora, infatti, ha dimostrato di essere una squadra competitiva nei Grandi Giri, con il corridore australiano Jai Hindley che ha vinto il Giro d'Italia nel 2022 e il russo Aleksandr Vlasov che ha ottenuto un quinto posto al Tour de France nello stesso anno.
Nonostante la Bora potrebbe presentarsi al Tour de France di quest'anno con diverse carte da giocare, il direttore sportivo Rolf Aldag ha sottolineato, nella conferenza stampa di inizio stagione, che l’uomo di punta sarà Primož Roglič. "Abbiamo una serie di corridori tra cui scegliere per garantire la formazione più forte e coesa. L'ingresso di Primož nella squadra è un passo in avanti significativo. Arriva dalla migliore squadra del mondo e ora sta lavorando per rendere la nostra squadra la migliore. Ha iniziato con noi da poco, ma ha da subito mostrato un grande interesse, offrendo preziosi suggerimenti. Apprezziamo molto la sua dedizione. Siamo tutti chiamati a dare il massimo - corridori, direttori sportivi e meccanici - per aiutare Primož a raggiungere il suo obiettivo".
Se riuscirà o meno a vincere il Tour de France rimane da vedere, ma è evidente che si è preparato al meglio per affrontare la sfida.
Il salto con gli sci è stato fondamentale per il mio successo nel ciclismo e nella vita. Non riesco a identificare il momento esatto in cui ho preso la decisione di abbandonare il salto con gli sci per dedicarmi completamente al ciclismo. Inizialmente, mi era addirittura vietato andare in bicicletta mentre praticavo il salto con gli sci, poiché si credeva che uno sport di resistenza come il ciclismo potesse compromettere la mia velocità, dato che il salto con gli sci coinvolge i muscoli a contrazione rapida. Tuttavia, a un certo punto, ho sentito il bisogno di cambiare. Avevo 22 anni, non avevo record mondiali né medaglie olimpiche. Ho raggiunto un punto in cui sentivo di avere più potenziale e desideravo esplorare questo talento in un altro sport. Il salto con gli sci, comunque, mi ha insegnato il significato della vera professionalità. Mi ha inculcato la dedizione a vivere ogni ora di ogni giorno per qualcosa che amavo profondamente.
Non ho idea di quale sarebbe stata la mia vita se non fossi diventato un atleta professionista. Tuttavia, questa è una riflessione a cui non dedico molto tempo. Sono orientato maggiormente al presente, concentrato sul lavoro per il futuro, stabilendo obiettivi e cercando costantemente di realizzarli.
Jonas [Vingegaard] stava crescendo al mio fianco, migliorando costantemente. Era evidente che prima o poi sarebbe stato il prescelto. Sapevo che aveva il potenziale per vincere il Tour de France, e ora lo ha conquistato due volte. Personalmente, è l'unico Grande Giro che mi manca, ma è ancora un obiettivo che voglio raggiungere. Non è stato facile lasciare la migliore squadra del mondo, un team che ha vinto tutto, e unirmi a una squadra completamente diversa. A 34 anni, so di non avere più molte opportunità per vincere il Tour. Avevo bisogno di nuove sfide per continuare a crescere, ed è per questo che era cruciale per me cambiare squadra. La decisione di lasciare quel team è stata difficile, ma ritengo fondamentale prendere decisioni importanti nella vita. Non vorrei mai guardare indietro e rimpiangere il fatto di non aver mai provato una nuova avventura in una squadra diversa.
La scelta di unirmi alla Bora è stata dettata dal fatto che fin dal primo giorno abbiamo condiviso la stessa visione. Con il poco tempo a disposizione per prendere una decisione, era cruciale entrare a far parte di una squadra con obiettivi allineati ai miei. Anche se non siamo attualmente la squadra più forte, il futuro ci dirà se saremo in grado di conquistare il Tour. Tuttavia, possiamo iniziare ogni giornata sognando di farlo. Per me, il punto cruciale è essere pronti a vincere al Tour. È il nostro obiettivo principale. Finora, ho partecipato alle corse con l'obiettivo di vincere, ma quest'anno potrebbe essere diverso. Se dovessi partecipare a una gara come preparazione, lo farò. L'obiettivo rimane il Tour.
Non ho tempo da perdere. Il tempo è prezioso e non intendo sprecarlo. Ho un’età per cui non posso più tacere. Se non mi interessasse, non farei domande. Se vedo aspetti in cui possiamo migliorare, lo dico subito. Ho impiegato molto tempo per apprendere tutto ciò che so in questo sport, e desidero che la squadra migliori il più rapidamente possibile. Qui, tutti condividono un entusiasmo palpabile. Nella mia precedente esperienza alla Jumbo, già ci allenavamo come i migliori al mondo prima ancora di ottenere i risultati. Se vedo qualcosa che può aiutarci a raggiungere quel livello più velocemente, lo dico. Ad esempio, appena sono arrivato, ho notato che durante i pasti potevamo scegliere tra diverse opzioni di insalate. Ho suggerito che forse sarebbe stato più efficace avere una sola insalata, ma la migliore. Troppa scelta può complicare le cose. Credo che a volte la semplicità renda le cose più facili. Quando faccio osservazioni, non è per criticare, ma per contribuire a migliorare. Sono super motivato.
Continua a leggere sul numero 019 di Rouleur Italia - La bici cambierà il mondo