Testo originale: Chris Marshall-Bell
Prima che una massima prenda davvero piede, prima che sia davvero usata in modo libero e universale, il suo messaggio deve contenere una grande dose di verità. E se c’è una frase trita e ritrita nelle corse ciclistiche dei Grand Tour è la seguente: per vincere una gara di tre settimane è necessario avere la fortuna dalla propria parte.
È un'espressione strausata, a tal punto che tutti i ciclisti e i commentatori la pronunciano ripetutamente senza spesso rendersi conto di farlo. Nella seconda tappa del Giro d'Italia però è suonata assordantemente vera. Infatti, dopo 198 km di serenità (meglio dire di noia?), una giornata di sonnolenza lungo la costa adriatica si è animata con una caduta in testa al gruppo che ha negato alla corsa uno sprint di gruppo con i suoi due uomini veloci principali e ha avuto conseguenze, anche se minori, nella classifica generale. Mark Cavendish e Mads Pedersen sono rimasti bloccati dall'incidente che ha visto scontrarsi Max Kanter della Movistar e Martijn Tusveld della DSM, ma anche se saranno sicuramente arrabbiati, avranno molte altre occasioni per vincere una tappa.
In particolare, Tao Geoghegan Hart, eccellente nella prima tappa a cronometro, e Jay Vine, settimo, non potranno recuperare così facilmente i 19 secondi di tempo persi nella lotta per la classifica generale.
Il compagno di squadra di Geoghegan Hart, Geraint Thomas, spesso in passato vittima di incidenti di questo tipo, è rimasto illeso, così come il leader Remco Evenepoel e il suo atteso principale rivale Primož Roglič. Ma Brandon McNulty, una delle tre opzioni dell'UAE Team Emirates, non è stato altrettanto fortunato, perdendo 12 secondi.
Più volte, in una gara di tre settimane, un incidente che nessuno poteva prevedere mette qualcuno fuori gioco. Questa volta, le perdite di tempo non sono state così enormi, ma bisogna notare il fatto che l’incidente è avvenuto appena nella seconda tappa.
Ma questo è il ciclismo. Anche questo fa parte della gara. Arrivare al traguardo e fare spettacolo non è una questione di fortuna, ma di preparazione e di capacità di produrre risultati quando serve, mentre evitare una caduta o un movimento inaspettato del gruppo spesso dipende dalla fortuna che si ha dalla propria parte.
Evenepoel ha detto con chiarezza che il gruppo "sa a chi dare la colpa" per la caduta; il sospetto è che si riferisse a Pascal Ackermann, che sembra aver deviato la sua posizione nel gruppo, forzando così l'incidente sullo stretto tratto di strada.
Ma la sfortuna di un uomo è l'occasione d'oro di un altro uomo, e mentre Cavendish, Pedersen, Geoghegan Hart e altri sono rimasti a inseguire furiosamente il gruppo, questo ha aperto la porta ad altri per avere il loro momento di gloria.
È stato Jonathan Milan, appena 22enne e al debutto in un Grande Giro, a cogliere l'occasione.
In una giornata in cui la notizia principale poteva essere una caduta, Jonathan Milan ha scritto il primo capitolo di quella che potrebbe essere una carriera di successo ai Grand Tours.
Per gli altri, è stato semplicemente un promemoria, che fa riflettere, sul fatto che anche nelle giornate più sonnolente, quelle che sembrano fatte apposta per incoraggiare i tifosi a casa a uscire a pedalare le proprie biciclette piuttosto che sintonizzarsi a guardare i professionisti, tutto può accadere. Si tratta del Giro.