Chi segue il ciclismo professionistico saprà che i ritiri in altura sono parte integrante di ogni preparazione stagionale. E anche per molti ciclisti amatoriali — un po’ come lo sono diventati i misuratori di potenza, l’attenzione alla nutrizione funzionale e alle strategie di recupero — anche le settimane di allenamento in montagna sono diventate prassi comuni in determinati periodi dell’anno.
Ed è per questo motivo che a quattro settimane dalla mio appuntamento con la Haute Route Ventoux, sono diretto a Bormio, per un camp di allenamento in alta quota di cinque giorni.
Sicuramente questo è un lusso per un ciclista dilettante come il sottoscritto. Tuttavia, visto che gli altri aspetti della mia preparazione alla Haute Route sono stati simili a quelli di un ciclista professionista, ho pensato che anche questo elemento non dovesse essere trascurato. Fortunatamente, il fatto che mia moglie ha accettato di occuparsi della casa e dei nostri figli in mia assenza, ha reso la decisione di lasciarli soli per una settimana un po' più semplice. Una componente che ci si dimentica spesso in una preparazione di questo tipo è che l’intero progetto è basato su uno sforzo familiare comune. E solo lo sforzo di squadra mi ha permesso di adottare un approccio all’allenamento a tratti egoistico.
In questo quadro, dove gli stress della vita di tutti i giorni sono stati eliminati dall'equazione, mi sono trovato libero di andare in bicicletta e concentrarmi sugli ultimi tasselli necessari alla mia impresa.
Superare i propri limiti
"Penso che parte di una settimana di allenamento in quota sia quella di esagerare", spiega la mountain biker professionista Hannah Finchamp. “In generale, quando ci alleniamo, dobbiamo mettere il corpo sotto stress. E, successivamente, bisogna recuperare al meglio tra una sessione e l'altra. È solo in questo modo che creiamo un carico di allenamento sostenibile ed evitiamo il sovrallenamento.
“L’over-reaching è quella parte dell’allenamento dove aumentiamo, temporaneamente, il carico di allenamento oltre alla soglia di recupero tra le sessioni. Questo crea un aumento dello stimolo all'allenamento e un aumento della forma fisica in un breve periodo di tempo. Quando ci si allena per un grande evento, questo approccio è molto importante perché ci permette di massimizzare la nostra forma fisica. Ma è anche importante riprenderci da questi stimoli prima di prendere parte a una gara”.
Quindi, perché Bormio? Per due ragioni principali. La prima è la quota. Bormio si trova a 1225 mslm, e questo mi permette di allenarmi in quota, ma di dormire a una quota meno elevata (e questa è una pratica consolidata nei camp di alta quota). La seconda ragione è legata alla sua vicinanza alle salite quali il Passo dello Stelvio e il Passo Gavia, che raggiungono rispettivamente quota 2757 e 2621 metri. Senza dimenticare il Mortirolo e i Laghi di Cancano, che si possono attaccare entrambi partendo da Bormio.
Stelvio e Gavia incombono minacciosi
Anche se mi sono allenato su tutte e quattro le salite nell’arco della settimana, lo Stelvio e il Gavia sono quelle su cui mi sono concentrato maggiormente. Questo perché sono più simili alla salita che mi aspetta in Francia, vale a dire lunga e con pendenze costanti. E sebbene iconico, il Mortirolo è molto ripido e quindi non ideale per la tipologia di sforzi controllati che mi sono prefissato. Ovviamente, però, salire il Mortirolo regala una grande iniezione di fiducia viste le pendenze da capogiro che lo contraddistinguono.
Gli allenamenti chiave del mio viaggio sono state le tre giornate in cui ho concatenato due salite del Gavia e quattro dello Stelvio. Ed è stato proprio in queste giornate che ho accumulato metri di dislivello e fatica con cui ho sovraccaricato il mio corpo allo stimolo di allenamento desiderato. E con il giusto riposo dopo quelle tre giornate dovrei finalmente ottenere la forma fisica ottimale e che avevo programmato. Inoltre, il tempo trascorso su quelle salite mi ha anche dato anche un’importante spinta psicologica.
Questo mi ha aiutato considerevolmente perché durante il programma di allenamento ho sempre avuto qualche dubbio – e mi sono chiesto a più riprese come gli sforzi delle varie sessioni si sarebbero poi tradotti in prestazioni reali sul Ventoux. Anche perché lo Stelvio, così come il Gavia e il Ventoux sono salite hors catégorie che semplicemente non esistono nel Regno Unito e sulle quali non avevo avuto modo di allenarmi in maniera specifica in precedenza.
Mai così in forma
Nona settimana
Lunedì | 105 minuti con 3 x 20 minuti SST (Sweetspot, 88-94% FTP) TSS 140.00 |
Martedì | Riposo |
Mercoledì | 90 minuti in zona 2/3, con 3 x 8 minuti in zona 2 TSS 95.0 |
Giovedì | 105 minuti con 3 x 20 minuti SST (Sweetspot, 88-94% FTP) TSS 140.00 |
Venerdì |
90 minuti in zona 2/3, con 3 x 5 minuti in zone 2 TSS 80.0
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Sabato | 105 minuti con 3 x 20 minuti SST (Sweetspot, 88-94% FTP) TSS 140.00 |
Domenica | Riposo |
Decima settimana
Lunedì | Riposo |
Martedì | 50 minuti con 5 mins in zona 3 e 3 x 5 min SST (Sweetspot, 88-94% FTP) TSS 75 |
Mercoledì | 50 minuti con 5 minuti in zone 3 e 3 x 5 min SST (Sweetspot, 88-94% FTP) TSS 75 |
Giovedì | 60 minuti in zona 3 – TSS 90 |
Venerdì |
Riposo |
Sabato | 60 minuti con 10 x [6 x (10 secondi on, 10 seconds off)] TSS 40.0 |
Domenica | 3 ore in zona 2 – TSS 150 |
Per la prima e seconda settimana, leggi la Prima Parte
Per la terza e quarta settimana, leggi la Seconda Parte
Per la quinta e sesta settimana, leggi la Terza Parte
Per la settima e ottava settimana, leggi la Quarta Parte
Fino a quando non affronti una salita lo Stelvio, che da Bormio è lungo poco meno di 22 chilometri (e 1500 di dislivello positivo), è difficile sapere se sei pronto per una sfida del genere oppure no. Certo, hai seguito il programma alla lettera e ti fidi dell’allenamento svolto, ma finché non lo metti in pratica rimane sempre qualche dubbio. Nel mio caso, quell’ultimo dubbio è stato rimosso alla fine della settimana a Bormio. E, soprattutto, con l'ultima salita del Gavia, che ho affrontato con sensazioni davvero positive. Non stavo ovviamente cercando di stabilire un record di salita, ma mai prima di allora mi sono sentito così forte e in controllo dello sforzo. Conoscere il mio corpo e cercare di andare veloce (per i miei standard) è stato rassicurante. Anche perché sapevo che avevo ancora una marcia che avrei potuto usare in caso di necessità.
Questo viaggio mi ha anche dato l'opportunità di testare la strategia di rifornimento attraverso i dati in tempo reale di Supersapiens. Ho mangiato in base ai miei livelli di glucosio nel sangue e non come facevo in passato, quando seguivo esclusivamente il bisogno fisiologico. Questi dati hanno sicuramente aiutato le mie prestazioni su queste salite e dato consapevolezza al fatto che avevo con me il carburante adeguato a spingere forte ed evitare cali di energia indesiderati.
Quello che resta ancora da capire è se riuscirò a replicare questo tipo di forma e strategia alimentare anche in gara. Perché, non lo nascondo, vado in Francia per gareggiare, dare il meglio di me, e finire il più in alto possibile in classifica. Dopo questo programma di allenamento e dopo tutti i sacrifici che ho fatto, voglio scoprire un nuovo limite fisico e vedere quanto potrò dare quando le cose si faranno dure. Adesso, solo il tempo potrà darmi queste risposte.