Il Giro d'Italia è uno dei tre Grandi Giri del calendario maschile e si svolge nell'arco di 23 giorni. Ogni anno il percorso attraversa varie parti d'Italia, con i paesaggi più belli del Paese.
Ogni giorno presenta una nuova sfida e anche quest'anno il Giro è caratterizzato da un mix di tappe pianeggianti, prove a cronometro e faticose tappe di montagna.
Nel corso degli anni, le salite sono state determinanti per decidere chi indosserà la maglia rosa il giorno successivo e, infine, chi salirà sul podio dei primi classificati. L'edizione 2023 del Giro non è da meno e presenta salite vecchie e nuove. Molte delle salite presenti nel percorso di quest'anno saranno abbastanza lunghe e ripide da spezzare il gruppo, con un'abbondanza di pendenze incisive che renderanno ogni singola salita avvincente. Gli scalatori avranno sicuramente un'occasione per rifocillarsi, soprattutto nell'ultima settimana di corsa.
Diamo un'occhiata alle salite più impegnative del Giro di quest'anno:
Tappa 7 - Gran Sasso
La salita del Gran Sasso è il primo dei sette arrivi in quota del percorso di quest'anno. La salita, lunga 31 km, si trova sulla catena montuosa degli Appennini italiani e sarà l'ultima prova di forza per i corridori nel settimo giorno del Giro.
La montagna è composta da tre cime: Corno Grande, Corno Piccolo e Pizzo Intermesoli. Con i suoi 2.912 metri sul livello del mare, il Corno Grande è la vetta più alta dell'Appennino. Il traguardo della tappa di quest'anno è a Campo Imperatore, a 2.135 metri sul livello del mare. I corridori avranno a disposizione il 5% in meno di ossigeno a questa altitudine, aggiungendo un ulteriore livello di complessità a un arrivo in quota già di per sé impegnativo.
La salita inizia in modo costante, con una pendenza media del 4%, prima di trasformarsi in un falso piano. Poi riprende a salire fino alla fine, con una pendenza media dell'8%. Poco prima del traguardo, il Gran Sasso offre un ultimo colpo di scena: una salita con pendenza del 13%. Pur essendo la prima di molte tappe di montagna del Giro di quest'anno, il Gran Sasso fornirà un'ottima indicazione su chi avrà le gambe in forma e pronte per affrontare le colline.
Simon Yates durante la nona tappa del Giro d'Italia nel 2018 (Justin Setterfield/Getty Image)
Settimana scorsa, nella tappa 7 del Giro, tre uomini sono rimasti in fuga al comando per 211 km – Davide Bias della EOLO-Kometa, Karel Vacek del Team Corratec e Simone Petilli del Team Intermarchè Circus - arrivando anche ad accumulare un vantaggio massimo di 12 minuti sul gruppo.
Poi come era logico aspettarsi il vantaggio si è progressivamente ridotto, ma senza azzerarsi. Tutti abbiamo fatto il tifo per i fuggitivi. A vincere precedendo il gruppo di 3’10” è stato Davide Bias, l’atleta dei tre arrivato sul traguardo più lucido e con le gambe migliori. Dietro invece, tra i protagonisti più attesi, non è successo niente di quello che ci aspettavamo.
La cosa davvero inaspettata però, è stata vedere all’arrivo un gruppo compatto di oltre 30 corridori. Poche emozioni ha regalato lo sprint finale di Remco Evenepoel che orgogliosamente, testardamente, ha tenuto dietro Primož Roglič precedendolo sul traguardo di mezza ruota.
Tappa 13 - Borgofranco d’Ivrea - Crans Montana
Alcuni dicono che il numero 13 porti sfortuna; la la tappa 13 sarà certamente sfortunata per alcuni dei corridori del gruppo, che dovranno affrontare una giornata di scalate colossali. Sará il secondo arrivo in quota del Giro di quest'anno in cui il percorso metterá alla prova i corridori con tre salite impegnative mentre attraverseranno il confine con la Svizzera.
L'avvicinamento alla prima salita è pianeggiante fino al 60° km, quando i corridori raggiungono la base del Colle del Gran San Bernardo, una salita lunga e spietata. È anche il terzo passo stradale più alto della Svizzera, con i suoi 2.469 metri. Ciò rende questa salita anche la Cima Coppi della corsa. È lunga 34 km e ha una pendenza media del 5,5%, con un picco massimo del 7% in prossimità della vetta. L'ultima volta che la salita è stata percorsa è stata nel 2006, in una tappa di montagna non impegnativa verso Domodossola.Il gruppo maschile verso le montagne al Giro d'Italia 2006 (Tim De Waele/Getty Images)
Con la stessa lunghezza in discesa e in salita, questa è l'unica pausa che i corridori avranno prima di iniziare la salita della Croix de Coeur, una salita di 15 km con un dislivello di 1.350 metri. Con un'altra salita ad alta quota, questa tappa non mette alla prova solo le gambe con due salite mastodontiche una dietro l'altra, ma anche i polmoni. Un'altra discesa e un breve tratto pianeggiante portano il gruppo alla base dell'arrivo in vetta, dove si affronterà la salita fino a Crans Montana.
Come dice il proverbio, non c'é due senza tre, e la tappa 13 è proprio così. Essendo una delle giornate di salita più importanti della corsa, i favoriti nella classifica generale non possono permettersi di sbagliare, dato che si troveranno di fronte a tre salite molte impegnative e ravvicinate nel percorso. I corridori dovranno dosare bene i loro sforzi, poiché potrebbero pagarne le conseguenze sulle ultime salite.
Tappa 16 - Sabbio Chiese - Monte Bondone
La 16ª tappa apre l'ultima settimana del Giro ed è la penultima tappa di montagna della corsa. Il percorso presenta oltre 5.000 metri di dislivello su 198 km e comprende il Passo di Santa Barbara, il Passo Bordala, Mattasonne e Serrada. Ma sarà la salita dell'arrivo in cima a essere il "giudice" finale della giornata. Una salita di 21,4 km da Aldeno al Monte Bondone è il punto in cui il gruppo affronterà le forti pendenze. Dopo aver già scalato per 16 km, i corridori dovranno vedersela con un'impegnativa pendenza massima del 15% in prossimità della cima.
Il ritmo sarà cruciale per i corridori durante tutta la giornata in questa tappa, mentre affrontano una salita dopo l'altra. Dovranno scegliere tatticamente quando attaccare e su quale salita, se avranno ancora le gambe per farlo.
Erano 17 anni che questa salita mancava al Giro: l'ultimo vincitore è stato Ivan Basso nel 2006. Prima di allora, tra i vincitori della salita di Aldeno al Monte Bondone c'erano Giorgio Furlan nel 1992 e Charly Gaul nel 1956.
Tappa 19 - Longarone - Tre Cime di Lavaredo
Una delle tappe piú belle, quella che attraversa le Dolomiti, con diverse salite faticose sí ma fantastiche. In vista delle salite più importanti che si presenteranno nel corso della giornata, il gruppo passerà per Campolongo, dove scalerà il Passo di Campolongo, già presente 14 volte al Giro.
Scendendo a La Villa, i corridori riprenderanno a salire lungo la salita di 13,9 km che porta al Passo Valparola. Le curve a gomito sono una caratteristica dominante mentre la strada sale attraverso i boschi e si affaccia sul paesaggio roccioso aperto. Tuttavia, questi sono solo trampolini di lancio verso le cime più elevate. Il percorso porterá i corridori alla "Scala Santa" delle Dolomiti, ovvero il Passo Giau, il Passo Tre Croci e le Tri Cime di Lavaredo.
Il primo passo dei tre è il Passo Giau. Salita chiave della leggendaria Maratona delle Dolomiti, ha fatto la sua prima apparizione al Giro nel 1973 e da allora è stata affrontata solo poche volte. A 2.236 metri sul livello del mare e con 29 tornanti, è una sfida implacabile che si arrampica per 10 km con una pendenza del 9%.
Sconvolgente, brutale e bellissimo, il terzo e ultimo passo è quello delle Tre Cime di Lavaredo, che fu presentato per la prima volta al Giro nel 1967. Tuttavia, ha ricevuto recensioni contrastanti, con gli ultimi 4 km di salita ritenuti troppo severi per i corridori - anche i risultati sono stati annullati alla fine della tappa. Ciononostante, la salita ha continuato a essere presente al Giro. L'ultima volta è stata nel 2013, quando Vincenzo Nibali ha conquistato la salita in una tempesta di neve e ha vinto la maglia rosa.
Immagine di copertina: Zac Williams/SWpix.com