Tranquilli, non è successo niente. Siamo solo alla tappa 6 e alla fine del Tour de France, per arrivare a Parigi, mancano ancora 16 tappe. Un’eternità. Ci sono ancora un sacco di chilometri da pedalare e di salite da affrontare. Ci sono i Pirenei (oggi), e le Alpi. Poi come al solito a essere determinante sarà la fatidica, classica, immancabile terza settimana. Però. Però. Però.
Ieri abbiamo assistito a una bellissima tappa e forse, se è vero che tutti speravano di vedere un po’ di spettacolo e qualche scaramuccia in salita, è altrettanto vero che nessuno si aspettava che la classifica sarebbe cambiata in questo modo. Intanto era difficile immaginare un Jonas Vingegaard così intraprendente e cinico, pronto a cogliere le occasioni al volo. E poi, così in forma.
Foto: Alex Whitehouse/SWpix.com
Da quando abbiamo imparato a conoscerlo lo scorso anno abbiamo sempre visto Jonas Vingegaard come la nemesi di Tadej Pogačar, cioè colui che deve provare a batterlo. È un po’ come se tutti immaginassimo che il Tour de France appartiene saldamente a Pogačar e gli altri corridori fossero lì soltanto per tentare eventualmente di strapparglielo. Ieri la sensazione - magari è stata soltanto una sensazione, oggi lo sapremo - è che l’uomo da battere sia invece proprio lui, Jonas Vingegaard. In fin dei conti il campione in carica, l’ultimo vincitore del Tour de France, è lui.
La tappa di ieri, che si è conclusa a Laruns ai piedi dei Pirenei, si è rilevata interessantissima e in ottica classifica generale ha messo in mostra un altro corridore da non sottovalutare: Jai Hindley della Bora - Hansgroe che ha corso con intelligenza e buone gambe. Ora è in testa alla classifica generale con 47’ secondi di vantaggio sui suoi inseguitori. Adam Yates ha perso la Maglia Gialla che non ha nemmeno provato a difendere ma soprattutto Vingegaard ha messo tra sé e Tadej Pogačar un po’ più di un minuto, facendo crollare in un soffio il mini castello di carta degli abbuoni su cui si era giocato sin qui. La classifica generale è ancora corta e Giulio Ciccone è momentaneamente al terzo posto, una buona notizia per noi italiani e per lui che punta dichiaratamente alla Maglia a Pois.
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Uno dei maggiori innovatori della nostra epoca, il fondatore di Apple Steve Jobs, sosteneva che bisogna ascoltare le esigenze dei consumatori ma non si devono seguire i loro desideri o le loro indicazioni perché non hanno esattamente idea di cosa hanno bisogno. Anche Henry Ford, il fondatore della famosa casa automobilistica americana, sosteneva che se avesse chiesto alle persone cosa desideravano, loro non avrebbero mai pensato alle automobili: avrebbero voluto dei cavalli più veloci.
Se qualcuno avesse chiesto a noi tifosi se un modesto Col de Marie Blanque, una salita di 7 chilometri e mezzo prima del grande giorno sui Pirenei avrebbe mosso in questo modo la classifica, quasi tutti avremmo risposto di no. Noi tifosi vorremmo sempre delle durissime tappe in salita perché è lì che continuiamo a immaginare che si decidano le corse. Se invece che tifosi fossimo gli organizzatori per muovere la classifica punteremmo decisi soltanto su tappe come quella in programma oggi, le grandi salite dei Pirenei sono sempre una garanzia: oggi si scaleranno i leggendari Col d’Aspin, Tourmalet e ci sarà poi un arrivo in salita a Cauteret-Cambasque, una scalata non ripida ma tritagambe al 5,4%.
Foto: James Startt
Molte cose potrebbero succedere in questa sesta tappa ma anche, potrebbe non succedere niente. Ora il compito di Tadej Pogačar e dei suoi compagni di squadra (quelli che riusciranno a rimanere con lui, ieri si è ritrovato solo un po’ troppo presto) è sgonfiare le ambizioni degli avversari e soprattutto di Jumbo-Visma, ristabilendo gli equilibri in classifica. Oltre a delle buone gambe e coraggio di attaccare, a Pogačar serve un mix di tattica e pazienza per recuperare lo svantaggio, senza esporsi a nuovi attacchi.
Nessuno può sapere se quel minuto preso ieri in salita da Tadej Pogačar è presagio di altre difficoltà o se si è trattato di un episodio casuale. O se magari invece, l’uomo da temere, il protagonista che non ti aspetti, è proprio lui, Jay Hindley che - meglio non dimenticarlo - un grande giro lo ha già vinto.
Foto: Zac Williams/SWpix.com
Non c’è niente di certo nel ciclismo, niente che possa essere previsto con certezza matematica. A fare la gara dura sono sempre i corridori. Chi la gara la guarda alla TV o la segue da lontano può soltanto formulare un’ infinità di teorie, supposizioni, ipotesi, pronostici. In fin dei conti nel ciclismo, nessuno è mai certo di niente.
Ed è proprio questo il bello.