Se in TV non l’avete vista, andatevela a cercare su YouTube: la volata di Jonathan Milan sul traguardo di San Salvo, vista di lato, fa impressione. Siamo ai centocinquanta metri e lui tiene il centro della strada, con personalità e determinazione. È davanti a tutti, vicino a lui ci sono Fernando Gaviria, Pascal Hackerman, David Dekker, Kaden Groves e Niccolo Bonifazio che un po’ alla volta perdono prima centimetri e poi decimetri, a manciate, inesorabilmente. È un ragazzone alto 1.94 m per 84 kg, Jonathan Milan, nella inquadratura frontale è l’atleta che si muove di più con testa e con il corpo, si capisce che sta imprimendo una enorme forza sui pedali. Nella sua azione non ci sono tatticismi o trucchi, la sua volata al vento è potenza pura.
Le vittorie quando arrivano, arrivano, non sempre seguendo una progressione logica o un percorso stabilito. Jonathan con le vittorie ha sempre fatto le cose un po’ al contrario, è diventato prima campione olimpico, poi mondiale, poi europeo. Anche con le specialità ha seguito un percorso inconsueto: ha cominciato con la MTB perché amava le discese, il fango, le ruote dentro alle pozzanghere e i giri con gli amici. Poi la pista, con i grandi successi nell’inseguimento. E adesso, una tappa al Giro: prima partecipazione, prima corsa in linea, prima vittoria.
Nonostante un percorso così vario e i successi, Jonathan è un ragazzo giovanissimo, ha solo 22 anni. Si tende spesso a paragonarlo a Filippo Ganna, che per molti versi è molto simile a lui: per struttura fisica, per le gare in pista, per capacità organiche. Come per Filippo Ganna nelle corde e nei sogni di Milan ci sono corse come la Milano-Sanremo e la Parigi-Roubaix. L’errore che non bisogna fare però, è quello di paragonarlo al Filippo Ganna di oggi, che ha già alle spalle quattro grandi giri e sette anni da professionista. Questo Giro d’Italia, al suo terzo anno in una squadra WorldTour, servirà a Jonathan Milan a passare a un livello successivo sia dal punto di vista fisico e organico, che da quello mentale.
Jonathan è felice per la sua vittoria ma sembra aver la testa ben salda sulle spalle: “In tanti parlano bene di me, a volte mi paragonano a dei grandissimi, da Petacchi a Kittel, io ringrazio tutti. Però secondo me è presto per dire dove potrò arrivare. Quel che è certo è che io cercherò sempre di dare il massimo, poi per i risultati, si vedrà”.
Bravo, Jonathan.