Testo di: Emilio Previtali
Fotografie di: Cinelli
Articolo realizzato in collaborazione con Cinelli
“Ci sono molti modi di fare design – mi ha spiegato recentemente Antonio Colombo in una intervista. “Uno è quello di intervenire nel rapporto oggetto-fruitore, trasformando la forma dell’oggetto fino a modificarne le modalità d’uso, intercettando nuove fasce di pubblico”. La ricerca dello stile ha a che far con il mescolare e con il congiungersi degli estremi, con l’ibridazione in nuove forme e nuove possibilità. La codifica di un nuovo stile ha la funzione di creare un linguaggio e quella di rendere i membri di una tribù in grado di riconoscersi e dialogare tra loro.
Disegnare una linea di demarcazione tra consueto e innovazione: con il Cork Ribbon (ma anche con altri prodotti rivoluzionari come gli Spinaci, le prolunghe da manubrio che Chiappucci rese celebri) Cinelli cominciò nei primi anni ‘80 a pensare alla bicicletta non più e non soltanto come a un mezzo di trasporto o a un attrezzo sportivo, ma come un oggetto capace di contenere in sé altri stili e significati. Da sempre per Cinelli la modernità ha avuto a che fare con l’intercettare trend non esattamente formali per l’uso della bicicletta. La genesi del prodotto Cork Ribbon è curiosa ma tutto sommato semplice, basata sull’idea del transfer e cioè quella capacità innata del marchio Cinelli di traslare i trend o le caratteristiche di un materiale o di un prodotto da un campo di utilizzo, a un’altro. In quegli anni - era circa il 1982 - un fornitore particolarmente creativo di Cinelli aveva proposto all’azienda di usare per qualche applicazione un nuovo rivoluzionario materiale vinilico che aveva appena cominciato a produrre, chiamato EVA. Le caratteristiche della materia erano oltre che la leggerezza e la porosità, la capacità di assorbire i colpi e le vibrazioni. Per questa caratteristica infatti l’EVA viene tuttora utilizzata per costruire le intersuole delle scarpe da running. Il sogno di pedalare a mani nude, impugnando il manubrio senza guanti, avrebbe potuto finalmente realizzarsi con la produzione di un nastro coprimanubrio mai immaginato prima.
Restavano senz’altro dei problemi tecnici da risolvere e dei limiti tecnologici da superare, tra questi la scarsa eleganza del materiale, estruso in un colore beige piuttosto anonimo e non particolarmente gradevole al tatto. E qui, il colpo di genio: mescolare del sughero nell’impasto della materia sintetica. In questa intuizione non c’era soltanto know-how tecnologico e competenza tecnica ma anche e soprattutto una visione, la capacità di mescolare armoniosamente tra loro due universi opposti, quello della materia naturale e quindi del sughero con quello della materia sintetica e dell EVA. Passato e futuro, classico e moderno, sostanza organica e chimica miscelati insieme nello stesso prodotto, per realizzare qualcosa di mai visto prima. Stampare EVA colorata divenne possibile a partire dalla metà degli anni ’80 e quella fu, l’introduzione del colore, la chiave di volta del progetto. Il sughero veniva inserito nelle giuste proporzioni nell’impasto colorato, inizialmente le tinte proposte furono otto omogenee. Successivamente i colori combinati tra loro passarono a 2 nella versione Splash, mentre oggi le varianti arrivano a 48. Nel 1992 poi, proprio nel momento in cui anche i telai delle biciclette e l’abbigliamento stavano abbandonando le sobrie colorazioni monocolore e Claudio Chiappucci realizzava la sua fuga leggendaria al Sestriere, venne introdotta una nuova versione del prodotto, il Cork Splash. Un’ulteriore evoluzione tecnologica consentiva di mescolare tra loro oltre al sughero numerosi colori fino ad ottenere un nastro coprimanubrio totalmente multicolore. Oggi il nastro coprimanubrio Cinelli Cork Ribbon, con i dovuti aggiornamenti, viene prodotto ancora secondo l’originale ricetta segreta degli anni ’80 ed è diventato un supporto su cui artisti di tutto il mondo hanno espresso la propria creatività, con nastri disegnati e firmati.
“Il nostro sforzo per la progettazione del un nuovo nastro WAWE che abbiamo appena lanciato - spiega Lodovico Pignatti Morano, 36 anni, Direttore Creativo di Cinelli - è in qualche modo rappresentativo del nostro modo di lavorare sulla modernità e sul futuro. Ogni nostra ricerca è espressione dello sforzo di intersecare tra loro universi differenti. Cerchiamo di essere innovativi senza accontentarci di soddisfare unicamente dei bisogni tecnici. Quello che cerchiamo di fare, piuttosto, è approcciare la modernità spinti da una costante insoddisfazione creativa”.
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