Bob Jungels è preoccupato per le esigenze del ciclismo professionistico: “L'intensità è insostenibile, sono scettico riguardo alla possibilità di mantenere questi ritmi a lungo”

Autore: Chris Marshall-Bell Immagini: Alessandra Bucci

Come è cambiato il ciclismo negli ultimi cinque-sei anni, da quando Tadej Pogačar e Remco Evenepoel sono diventati professionisti nel 2019?

Questa è una domanda che oggi viene posta spesso, soprattutto ai veterani del WorldTour con più di 12 stagioni alle spalle, come Bob Jungels. L'ascesa di Pogačar e Evenepoel ha dato il via a una nuova era di giovani talenti, poco più che adolescenti che entrano nel professionismo con le conoscenze e gli strumenti di chi ha molta più esperienza. Di solito, le risposte a questa domanda sono abbastanza standard: un cenno all'aumento del professionalismo o un commento di circostanza sulla mancanza di birre durante gli allenamenti. Lo sport non è né migliore né peggiore per questo, è semplicemente la nuova realtà.

Ma quando a Jungels, che nel 2025 si unirà agli Ineos Grenadiers, viene posta questa domanda, la sua risposta è molto più profonda di quanto ci si potrebbe aspettare. “Quello che trovo interessante è come il Covid abbia cambiato tutto nel 2020", afferma il 32enne lussemburghese. "La pandemia non ha cambiato il ciclismo in sé, ma ha modificato il modo in cui tutte le squadre sono uscite da quel periodo. È stato lì che sono stati perfezionati aspetti come alimentazione, allenamento e tanto altro. Si potrebbe dire che, a volte, ci divertiamo meno, soprattutto fuori dal contesto bici, ma in un certo senso è positivo: stiamo diventando veramente professionisti su tutti i fronti, e si vede che il livello generale sta crescendo”.

Fin qui, sembrano riflessioni piuttosto ovvie, ma poi Jungels inizia a riflettere su un dibattito che sta prendendo piede nel mondo del ciclismo. “È un momento interessante per questo sport e sono curioso di vedere quanto durerà”, dice. “Sono un po' scettico sul fatto che si possa continuare a spingere così tanto”.

In che senso? Nei progressi tecnologici? Nella nostra comprensione della nutrizione e delle tecniche di allenamento? “Penso che a un certo punto raggiungeremo un limite nella forza mentale e nelle capacità psicologiche dei corridori”, afferma Jungels. Stiamo chiedendo troppo ai ciclisti? “Sì, penso proprio di sì. Ci sono molti meno momenti di pausa, più tempo trascorso ai training camp in alta quota, e per tutto l'anno bisogna prestare attenzione all'alimentazione e ad altri aspetti. Ogni anno sta diventando sempre più difficile. Credo che ci sia un momento per tutto: il momento di bere una birra con gli amici e il momento di pesare il riso. Per avere una carriera lunga e duratura, bisogna trovare il giusto equilibrio”.

Jungels è preoccupato per il fatto che, nelle ultime stagioni, un numero, seppur limitato, di corridori appena ventenni abbia scelto di ritirarsi, spesso citando l'insoddisfazione per lo stile di vita e il desiderio di realizzarsi lontano dai rigori della vita da atleta professionista. “Non credo che arriveremo mai a dire 'non vogliamo più correre in questo modo', ma già oggi vediamo giovani che affermano che questo stile di vita non fa più per loro”, continua Jungels. “In passato non c'era nemmeno la possibilità di prendere una decisione del genere. Credo, e spero di sbagliarmi, che le carriere saranno sempre più brevi, perché l'intensità non è sostenibile. Se a un certo punto si vuole avere una famiglia, diventa molto difficile, e credo che vedremo tutto questo nei prossimi cinque o dieci anni”.

La storia e le convenzioni suggerirebbero che Pogačar, a 26 anni, e Evenepoel, che presto ne avrà 25, abbiano davanti a sé i loro anni migliori, ma Jungels non è così convinto. “Non voglio fare nomi, ma penso che il picco arrivi molto prima. Ne sono sicuro”, afferma. “Oggi, la ricerca del successo per i corridori più giovani è molto più spietata. Ho la sensazione che le squadre, a volte, si preoccupino meno della crescita a lungo termine di un corridore. È una mia sensazione personale, ma sarà interessante vedere come si evolveranno le cose nelle prossime stagioni”.

Jungels è una delle voci più eloquenti e intellettuali del gruppo: oltre alla sua carriera sportiva, è co-proprietario di uno studio di architettura in Lussemburgo e investitore nell'app di nutrizione Hexis. Tuttavia, nei prossimi due anni, la sua principale responsabilità sarà guidare gli Ineos Grenadiers fuori dal loro peggior periodo di crisi, sia come capitano di squadra che come aspirante vincitore. “Apprezzo molto questo ruolo di capitano, ma voglio comunque lottare per le vittorie”, afferma. “È un'opportunità che mi sta piacendo, e ho allineato le mie visioni con quelle della Ineos. Sono davvero entusiasta di ciò che ci aspetta”.

Gli Ineos saranno la sua quinta squadra WorldTour, e guardando indietro a più di dieci anni nel gruppo, Jungels riflette sulle diverse caratteristiche di ciascuna formazione. “Trek [2013-2015] è stata una sorta di introduzione alla vecchia scuola del ciclismo, con i fratelli Schleck e [Fabian] Cancellara. Ho imparato molto in quella squadra, perché c’erano tanti grandi nomi che mi circondavano”. La Quick-Step, dal 2016 al 2020, invece, “era un ambiente molto speciale. C'era una vera e propria 'wall of fame' che correva con te, e durante le gare sentivamo sempre di avere un’eredità alle spalle, che ci proteggeva”.

All’AG2R Citroën, tra il 2021 e il 2022, Jungels ha ottenuto la sua unica vittoria al Tour de France: “A volte si tende a vedere in modo negativo il fatto che abbiano una mentalità francese, ma io ho avuto due anni fantastici e grandi successi lì”. Più recentemente, alla Bora-Hansgrohe, Jungels è convinto che “faranno grandi cose ora con il supporto di Red Bull”. Dopo tutto, sostiene, è una questione di budget e di capacità di innovare. Come nel caso dell’AG2R, Ralph [Denk, proprietario della squadra] ha costruito la squadra quasi da zero. C'era un'atmosfera incredibile tra i corridori ed è stato sempre divertente”.

Ma longevità e divertimento continueranno ad andare di pari passo nel ciclismo? O i corridori si esauriranno prima di raggiungere i loro presunti anni di punta? Jungels ha i suoi dubbi.

Autore: Chris Marshall-Bell Immagini: Alessandra Bucci

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