Il Trofeo Infinito, vinto da Jai Hindley nella edizione dello scorso anno del Giro d’Italia, sta dentro una vetrinetta in fondo a un corridoio, vicino a una stampante. Vicino alla vetrinetta c’è anche in esposizione la Specialized usata da Peter Sagan per vincere la Parigi-Roubaix del 2018, ancora sporca di fango.
Chi è stato nella sede di BORA-Hansgroe e l’ha vista di persona, ha raccontato che sulla bicicletta di Sagan sta appiccicato un post-it con su scritto “Giù le mani!", non si sa se l’informazione è rivolta ai visitatori o magari a qualche addetto alle pulizie troppo zelante, a cui potrebbe venire l’idea di dare una bella pulita con straccio umido e Vetril. La sede di BORA-Hansgroe è a Raubling, in Baviera e il Team Manager della squadra si chiama Ralph Denk, è un personaggio interessante. È un uomo simpatico, con due bei baffoni folti e una corporatura sportiva. È stato prima atleta e poi dirigente sportivo. Ha spiegato molte volte nelle sue interviste di avere cominciato con la formazione di una squadra nella mountain-bike e di essere passato al ciclismo su strada perché lì c’erano più attenzione dei media, più prestigio e anche affari migliori da fare. "Ho cercato di diventare un ciclista professionista quando era appena crollato il Muro di Berlino e gli atleti fenomenali della Germania Est avevano colonizzato la nazionale. Poi ho fondato la mia prima squadra di professionisti su strada quando lo scandalo del doping che aveva travolto Jan Urllich e fatto cancellare il Tour de France dalla TV tedesca, era appena scoppiato”.
Ralph Denk sostiene di non essere mai stato particolarmente fortunato con la scelta dei tempi, eppure questo Giro d’Italia sembra dire una cosa diversa.
Immagine: Zac Williams/SWpix.com
Ieri Nico Denz di BORA-Hansgroe, un atleta della sua squadra, ha vinto per la seconda volta in tre giorni a questo Giro d’Italia. Dopo la vittoria di giovedì a Rivoli, ieri si è ripetuto. Le modalità sono state grossomodo le stesse, con una fuga di un nutrito gruppo di corridori partita da lontano che si è poi risolta allo sprint. Secondo posto per il canadese Derek Gee e gradino più basso del podio per il nostro Alberto Bettiol, un po’ deluso per il risultato e per le polemiche dell’accorciamento della tappa. “E’ stata la giornata in bici più fredda della mia vita. Chi ci critica e fa polemica avrebbe dovuto sentire il freddo che abbiamo provato quando siamo arrivati in cima al Sempione e abbiamo iniziato la discesa”.
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Il gruppo è arrivato con calma, con 21’ di distacco, cosa che ha messo inaspettatamente la maglia rosa sulle spalle di Bruno Armirail della Groupama - FDJ che alla partenza della tappa era in 22esima posizione. Qualche nota su Nico Denz, che in pochi conoscono: è un ragazzo che ha cominciato la carriera emigrando dalla Germania alla Francia, quando si è trasferito lì per correre non sapeva nemmeno una parola di francese. “La mia abilità più grande è quella di sapermela sempre cavare in qualche modo”, dice di sè. Probabilmente per questo motivo è così bravo nelle volate ristrette: perché si sa arrangiare da solo. C’è grande attesa per la tappa di oggi, un cameo dentro al Giro d’Italia. Con partenza da Seregno e le salite di Valcava, Selvino, Miragolo, Roncola e Boccola di Città Alta per arrivare a Bergamo, si tratta di una specie di inchino al Giro di Lombardia. I metri di dislivello in programma saranno 3600, un bell’antipasto prima della scorpacciata di salite della terza settimana. Sulle salite del percorso, quasi interamente nella provincia di Bergamo oggi si aspettano svariate migliaia di ciclisti. Se siete in zona non mancate.
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Se siete lontani invece, tenete a portata di mano sul divano birra e pop-corn. Speriamo in un Primož Roglič che corre come non ci fosse un domani.
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