AL SETTIMO CIELO

AL SETTIMO CIELO

Fabio Aru non è più un ciclista professionista ma continua a pedalare regolarmente, guidando gruppi di appassionati sulle sue strade preferite e collaborando con Assos. Lo abbiamo seguito su uno dei suoi percorsi preferiti, in montagna, su una strada che attraversa il confine tra Italia e Svizzera.

Giro 2023 Testo e foto di James Startt

Testo e foto di James Startt

Una collaborazione tra Rouleur e Assos

Fabio Aru non è più un ciclista professionista ma continua a pedalare regolarmente, guidando gruppi di appassionati sulle sue strade preferite e collaborando con Assos. Lo abbiamo seguito su uno dei suoi percorsi preferiti, in montagna, su una strada che attraversa il confine tra Italia e Svizzera.

Fabio Aru ha concluso la sua carriera di ciclista professionista il 31 dicembre del 2021 ma in realtà non ha mai smesso di pedalare. Quasi subito ha firmato un accordo per lavorare come tester e collaboratore di Assos, oltre che ambassador di Saint Moritz, la rinomata località svizzera di montagna. Inoltre Fabio è al lavoro per avviare una propria scuola di ciclismo per i bambini della Sardegna e per conto di Qhubeka Charity, il title sponsor della ultima squadra professionistica in cui ha corso, che si occupa di fornire biciclette ai bambini delle scuole in Africa. 

"Sono ancora uno sportivo. Lo sport sarà sempre una parte importante della mia vita", ha spiegato Fabio, ironizzando sul suo peso, sempre leggero: "L'idea di ingrassare e avere la pancia non è concepibile. Non sarei più la stessa persona".

Inutile dire che quando Fabio si è offerto di mostrarci alcune delle sue strade di allenamento preferite a Saint Moritz e dintorni, non abbiamo esitato a raggiungerlo.

Il viaggio

La sveglia è suonata presto all'Hotel Laudinella, nel centro di Saint Moritz, perché Fabio era ansioso di mettersi in viaggio sulle strade prive di traffico. In programma un circuito comprendente Ofenpass, Passo della Forcola e Passo del Bernina. "Questo è uno dei percorsi della Engadin Radmarathon ed è bellissimo. Sono poco meno di 100 chilometri ma con tre salite è molto dure".

La pedalata si è apre con un riscaldamento di 30 chilometri sul fondo valle, lasciando la possibilità al sole di sorgere e alle gambe di Fabio di prepararsi alla salita. Le temperature di primo mattino sulle Alpi possono scendere anche intorno ai 10° C e manicotti e gambali rappresentano la soluzione ideale fino a quando il sole estivo non fa capolino. Per il resto della giornata poi, è comodo tenerli nelle tasche posteriori, eventualmente pronti per le discese.

La salita dell’Ofenpass è breve e poco più di un riscaldamento per chi è bene allenato ma il terreno, con le sue formazioni rocciose e le gallerie scavate nella roccia, è chiaramente quello dell'alta montagna. Poi, poco dopo una discesa veloce ma tecnica, ecco l'Italia.

Il paesaggio è decisamente cambiato e il paravalanghe di cemento che costeggia il lago di Livigno è tutt'altro che attraente. La sua funzione principale è quella di proteggere i passanti dalle frequenti valanghe provenienti dalle montagne sovrastanti. Oltre a questo, in estate, i paravalanghe sono una buona possibilità di pedalare al riparo dalla pioggia, nelle giornate di maltempo. All’interno una luce ipnotica alternata all’ombra dei pilastri crea un gioco di tonalità fuori dal comune. 

Fabio nel tratto semipianeggiante lungo il lago ha preso velocità. Poco dopo passiamo a Livigno, che attraversiamo, e attacchiamo il Passo della Forcola. Partendo da poco più di 1.800 metri di altitudine, il passo sale a più di 2.300 metri in meno di 15 km. Sebbene il Giro d'Italia arrivi qui soltanto raramente, fermandosi più frequentemente nella zona di Bormio e dell’Alta Valtellina, queste salite si sono guadagnate la reputazione di terreno di allenamento per i professionisti e amatori che arrivano qui ad allenarsi da tutto il mondo.  

Il campione del mondo Julian Alaphilippe ha trascorso qui quasi tutto il mese a giugno, nel tentativo dopo la caduta alla Liegi-Bastogne-Liegi di tornare in forma per il Tour de France. Fabio non si sorprende quando a metà della salita incrocia il compagno di squadra di Alaphilippe, Zdeněk Štybar, che saluta con un cenno e che si ferma per due chiacchiere tra ex-colleghi. 

"L’ho incontrato per la prima volta qui, almeno 10 anni fa", spiega Fabio dopo aver ripreso a pedalare. "Anche Zdeněk viene spesso da queste parti, ogni volta che io ci vengo, anche lui c’è".

Fabio ovviamente quest’anno non si stava preparando per il Tour de France, ma è stato fin troppo felice di fare qualche allungo davanti all’obiettivo sui tratti ripidi della Forcola che riporta nuovamente al confine con la Svizzera. 

Al passo però, il sole estivo era coperto da nebbia e nuvole basse. Verso il Passo Bernina qualche goccia di pioggia ha cominciati a scendere. La giacca Assos Alleycat, prima di attaccare la discesa, era perfetta per proteggersi da freddo e umidità.

Ai piedi della salita finale del Passo del Bernina, nuovamente in salita, il sole è tornato a splendere. È il tipico clima alpino, con piovaschi nei momenti centrali della giornata. I cali di temperatura sono radicali a queste quote, anche nelle giornate inizialmente più calde. Pochi tornanti in discesa verso Saint Moritz, comunque, e il sole è tornato a splendere e il cielo azzurro.

"È un giro fantastico", ha spiegato Fabio, pedalando blandamente sul bordo del lago di Saint Moritz, nel cuore della città. "È per le salite, per i panorami, per le strade perfettamente asfaltate e per il verde che vedo intorno. È per questo che  vengo qui”.

Equipment

Per questa esplorazione, Aru si è affidato a una serie di indumenti Assos, in particolare il pantaloncino Equipe RSR Bib S9 Targa, la maglia Mille SS C2 nei colori della Qubeka Charity e la giacca EQUIPE RS Clima Capsule Alleycat.

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